Nashorn – Storia
In questo post una breve panoramica sulla storia del Nashorn ("rinoceronte"), un potente cacciacarri tedesco della Seconda Guerra Mondiale. Aveva la designazione ufficiale di Sd.Kfz. 164, ma prese inizialmente il soprannome di Hornisse ("calabrone"), ottenendo quello definitivo solo nel 1944. Il suo progetto era una soluzione temporanea per contrastare i carri sovietici T-34 e quelli della serie KV.
Tecnica
Costruito sullo scafo del prototipo di carro armato Geschützwagen III/IV, montava in una sovrastruttura a cielo aperto il potentissimo cannone PaK 43/1 da 88 mm. Quest'arma era capace di distruggere qualsiasi carro nemico ben oltre la portata delle loro armi. L'equipaggio di 4 o 5 persone era protetto anteriormente dalla scudatura del cannone e sugli altri lati da piastre d'acciaio.
La corazza era sufficiente solo a proteggere da schegge e armi di piccolo calibro, mentre non riusciva a fermare i proiettili perforanti. Questo, unito alla mancanza di una torretta girevole, rendeva il mezzo inadatto ad affrontare i carri avversari da vicino. In compenso, esso eccelleva nel compito di colpirli dalle lunghe distanze.
Sviluppo
La sua progettazione durò dal febbraio all'ottobre 1942, e la produzione partì all'inizio del 1943. Poco tempo dopo cambiò la denominazione da "Hornisse" a "Nashorn". A partire da gennaio 1944 si preferì dare la precedenza al nuovo e meglio corazzato cacciacarri Jagdpanzer IV, ma la produzione del Nashorn continuò, seppur a ritmo ridotto, fino al 1945. In totale furono costruiti 473 esemplari.
Il Nashorn combattè per la prima volta durante la Battaglia di Kursk, nel luglio 1943, venendo impiegato su tutti i fronti fino alla fine della guerra. In particolare, un Nashorn fu uno dei pochi veicoli che riuscì a mettere fuori combattimento un carro armato pesante americano M-26 Pershing, nel marzo 1945.
Attualmente ne sopravvivono tre esemplari, in mostra presso musei in Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Da Wikipedia, the Free Encyclopedia.

Uno dei tre esemplari rimasti di Nashorn in mostra al museo di Kubinka, Russia.