Panzer VI "Tiger I" in northern France, spring 1944.

Tiger I – Storia

Uno dei mezzi corazzati che fecero la storia della Seconda Guerra Mondiale fu di certo il temibile carro armato pesante tedesco Tiger I.

Il PzKpfw VI Tiger I è forse uno dei più famosi carri armati della Storia. Designato ufficialmente come Panzerkampfwagen VI Tiger Ausf. E, ma meglio noto semplicemente come Tiger, era un carro pesante tedesco della Seconda Guerra Mondiale. Esso divenne uno dei simboli della tecnologia bellica tedesca dell'epoca.

Sviluppo

L'idea di un carro pesante per la Wehrmacht nacque diversi anni prima dello scoppio del conflitto, con i primi progetti sviluppati fra il 1938 ed il 1941. Fu però solo con l'Operazione Barbarossa, nel giugno del 1941, che l'incontro con i temibili carri sovietici dette un urgente impulso alla progettazione di un veicolo pesantemente armato e corazzato. Nell'aprile 1942 venne scelto un prototipo costruito dall'azienda Henschel.

Caratteristiche tecniche

Punti di forza

Il carro era pesantemente corazzato, con una protezione di lastre d'acciaio laminato. Queste erano spesse dai 120 mm dello scudo del cannone ai 100 mm dello scafo frontale, fino agli 80 mm del retro e dei lati. Di conseguenza il peso complessivo era elevato, raggiungndo nelle ultime versioni le 57 tonnellate. D'altro canto la velocità massima rimaneva comunque relativamente alta (45 km/h), grazie ad un motore a benzina V12 da 23 litri e 690 hp.

L'altro punto di forza del Tiger era l'armamento principale, un potente e preciso cannone 8,8 cm KwK 36 L/56 da 88 mm. Era capace di distruggere da lunga distanza qualsiasi carro alleato o sovietico (tranne i più pesanti come gli IS‑2 e gli M26 Pershing). L'armamento secondario consisteva in due mitragliatrici MG‑34 da 7,92 mm, una coassiale al cannone e azionata dall'artigliere, l'altra frontale ed usata dall'operatore radio.

Debolezze

Una debolezza fu invece il peso elevato, che metteva a dura prova motore, freni e trasmissione, provocando inoltre un elevato consumo di carburante. Inoltre ciò rendeva difficile il recupero dei mezzi immobilizzati: molte delle perdite furono dovute a guasti meccanici, piuttosto che al fuoco nemico.

Altro fattore negativo fu la complessità e la difficile manutenzione del treno di rotolamento a ruote sovrapposte e sfalsate (Schachtellaufwerk). Pur distribuendo con efficienza il peso sui cingoli, esso tendeva a bloccarsi con neve o fango (soprattutto la temibile rasputiza russa). Non per ultimo veniva il costo eccessivo in denaro ed ore di lavoro, dovuto alla complessità tecnologica ed ai materiali avanzati.

Verso la fine della guerra, inoltre, la corazza diventò vulnerabile ad un numero via via crescente di armi nemiche. Ciò era dovuto anche al fatto che le sue lastre non erano inclinate (come invece ad esempio nel T-34 o nel Panther), quindi i proiettili la perforavano piuttosto che rimbalzare via.

Impiego operativo

Il Tiger vide il battesimo del fuoco in Russia e Tunisia alla fine del 1942. Si guadagnò presto la sua fama tra alleati e nemici, e combatté in tutti i teatri fino alla fine della guerra. La sua produzione, attestatasi su 1347 esemplari, cessò nell'agosto del 1944 in favore del Tiger II, meglio armato e corazzato.

Oggi ne sopravvivono pochi esemplari, sparsi nei musei di Germania, Russia, Regno Unito, Francia e Stati uniti. Di questi, quello con il numero di torretta 131 (visibile nella foto in basso), restaurato di recente, è ora in perfette condizioni di funzionamento. In mostra al Bovington Tank Museum, nel Regno Unito, è comparso nel film Fury del 2014, il primo Tiger a farlo dopo oltre 60 anni.

Da Wikipedia, the Free Encyclopedia.

By Simon Q from United Kingdom (Tiger 131Uploaded by High Contrast) [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons.

Tiger I "131" al Bovington Tank Museum, Regno Unito.


Fonti immagini: 1, 2

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.